sabato 21 aprile 2012

Payla!

127km ad ovest di Alice Springs, si trova Hermannsburg (una piccola località dal tipico nome tedesco ma abitata solo da aborigeni) che diventa una tappa obbligata se da Alice decidete di visitare il Kings Canyon: qui infatti ci si deve fermare per acquistare un permit pass da $12 a persona per poter guidare lungo la Mereenie Loop Road, poiché all’interno di territorio aborigeno.
E’ una strada lunga 97km, e se anche voi dovete attraversarla a bordo di una Pajero o qualunque altra 4wd di 19 anni con po’ di acciacchi, preparatevi a tapparvi le orecchie e urlare se volete parlare in auto durante il tragitto! In pratica fanno pagare per transitare su una strada non asfaltata penosa, piene di buche, sobbalzi e rocce: è la prima volta che vediamo una strada conciata male così qui in Australia.
Dopo esserci venuto il mal di testa e aver raggiungo nuovamente l’asfalto (grazie al cielo! Possiamo baciare la terra! Ahahah), ecco che un po’ di pioggerellina ci accoglie nel tardo pomeriggio del 12/04 al Kings Canyon (anche detto Watarrka National Park). Le nuvole per fortuna si sono allontanate quasi tutte la mattina seguente, quando percorrendo la Canyon Rim Walk, camminata di 6km, il sentiero ci ha portato in cima al canyon e seguendone il bordo, abbiamo avuto l’opportunità di scoprire vedute meravigliose.


Avendo iniziato la camminata verso le 8 di mattina, per le 11 siamo risaltati in auto e la nuova destinazione è stata Yulara, un piccolo villaggio a soli 10km dall’Uluru e Kata-Tjuta National Park, dove abbiamo deciso di campeggiare per 3 notti.
Sulla strada per arrivare già lo si vedeva in lontananza: Uluru (Uluru è il nome aborigeno, mentre Ayers Rock è il nome non-aborigeno)!! Sarà anche soltanto una roccia li al centro dell’Australia, ma credeteci quando vi diciamo che è affascinante e vale davvero la pena inserirlo tra le vostre tappe se dovete affrontare un viaggio attraverso l’Australia!



PAYLA!
Questo è il benvenuto che le due tribù aborigene Pitjantjatjara e Yankuntjatjara (potete anche chiamarli Anangu) danno ai turisti che entrano nella loro terra.
Sono loro i proprietari ufficiali del parco, ma per ottenere questo riconoscimento, hanno dovuto cedere l’appalto della sua gestione allo stato nel 1985 (tale accordo terminerà tra 99 anni).
Per entrare nel parco nazionale, si pagano $25 a testa, ma la validità del biglietto è di 3 giorni, tempistica perfetta per poterlo visitare tutto con calma e godersi le spettacolari albe o tramonti.
Appena arrivati il 13/04 abbiamo acquistato il pass e visitato il Cultural centre, a 2km dalla base di Uluru. Non è consentito fare foto o riprese al suo interno, poiché gli aborigeni l’hanno voluto per cercare di educare i turisti sulla storia e l’importanza della loro terra, raccontando parte delle loro credenze e leggende e soprattutto spiegando che per loro la terra su cui ci si trova e Uluru sono luoghi sacri e quindi ne pretendono il pieno rispetto:

•    Chiedono di non portare via pezzi di roccia o sabbia dal loro territorio sacro. Nel Cultural centre hanno esposto un libro pieno di lettere ricevute da turisti che negli anni passati hanno rubato pezzi di terra e portati a casa come souvenir. Vi starete chiedendo perché hanno scritto delle lettere? Per rispedire ai proprietari ciò che avevano rubato perché dal momento in cui hanno preso ciò che non dovevano sono stati perseguitati da sfiga nera!! Superstizione, coincidenze…chi lo sa! Meglio non rischiare e lasciare tutto al proprio posto! Oltre alla sfiga potrete portarvi a casa una bella multa salata di $5000 se venite colti con le mani nel sacco!
•    Chiedono di non scalare Uluru: loro non lo fanno e chiedono di fare come loro! La scalata, che permette di arrivare in cima ai suoi 348m d’altezza, è comunque aperta al pubblico: sta ad ognuno di voi decidere cosa fare. Il sentiero che si deve percorrere infatti è stato quello intrapreso dai loro antenati Mala al loro arrivo ad Uluru, e secondo la tradizione, non dovrebbe essere calpestato da orme umane. Solo alcuni uomini delle loro tribù hanno il diritto di salire.
Noi abbiamo scelto di non scalare, e la mattina seguente ci siamo incamminati seguendo la base walk, il sentiero di 10km che ti permette di fare il giro completo di Ayers Rock e di ammirarne la bellezza da diverse angolazioni. Potrà sembrare una roccia più o meno regolare quando la guardate in cartolina o in qualche immagine dei depliant, ma in realtà è una roccia multidimensionale assolutamente affascinante, e quella che da lontano può sembrare una superficie liscia, da vicino si rivelano sorgenti, pozze, caverne e alcuni antichi dipinti.
Non sapendo scegliere una sola foto che possa darvi l’idea della sua bellezza (non so se lo avete capito, ma ci ha totalmente rapito!), ecco qualcosa che speriamo possa colpirvi..





Durante la camminata si incontrano dei punti chiamati “sensitive area”, dove gli Anangu chiedono di non fotografare né riprendere i luoghi sacri che si incontreranno: ritengono che rivedere questi siti in foto o video in un posto diverso da Uluru, nel punto in cui si trovano, non abbia senso!
Soddisfatti della bella giornata, siamo tornati in camping per prepararci la cena al sacco, e con le nostre sedie e il tavolino, siamo andati a gustarcela al tramonto davanti ad Uluru dopo esserci collegati in diretta skype con i nostri genitori! Che bello poter far vedere anche a loro questo spettacolo in diretta!




Domenica 15/04 è stata invece la giornata dedicata a Kata-Tjuta, gruppo roccioso a 35km di Uluru, meno famoso , ma non di certo meno pittoresco! Si tratta di 36 cupole rocciose che formano vallate e costituiscono i Monti Olgas (la cupola più alta arriva a 546m). Sono uno spettacolo!! Li abbiamo esplorati seguendo la Valley of the winds, camminata di 7,4km che permette di camminare tra le teste e trovarsi davanti ad una vallata da mozzare il fiato!


Anche Kata-Tjuta è sacro per gli Anangu, e chiedono di seguire solo il sentiero tracciato, evitando di scalare le teste.
La mattinata si è conclusa con una vista panoramica del posto, da cui in lontananza si vede anche Uluru.


Il resto della giornata invece l’abbiamo passato rinfrescandoci nella  piscina del camping e preparandoci la cena da gustare nuovamente al tramonto davanti ad Uluru.

Dispiace dover abbandonare questo magico posto, ma sappiamo che con qualche giorno di viaggio, raggiungeremo posti altrettanto meravigliosi.
Payla!! A presto….


1 commento:

  1. Il vostro racconto è davvero coinvolgente, i luoghi che avete visitato sono a dir poco meravigliosi e affascinanti. Mi fate venire una gran voglia di partire.
    Continuerò a seguire le tappe del vostro lungo viaggio, buon proseguimento!
    Cinzia

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